Rivaldo annuncia la fine della sua carriera, lo fa attraverso il suo profilo su Instagram dove pubblica una foto corredata da alcune parole molto toccanti, per ringraziare tutti quelli che gli sono stati vicini in 24 anni di attività. Il brasiliano compirà 42 anni il prossimo 19 aprile e attualmente giocava nel Mogi Mirim, squadra che ha sede nell’omonima città dello stato di San Paolo, la stessa da cui aveva iniziato la carriera e di cui era presidente dal 2008. Veste il biancorosso anche il figlio, Rivaldinho, con il quale ha anche giocato insieme in qualche occasione.
La carta d’identità ha sicuramente influito sulla decisione presa da Rivaldo, a ma convincerlo ad appendere gli scarpini al chiodo ci sono anche i tanti problemi fisici, soprattutto ai suoi ginocchi, che in questi ultimi tempi lo hanno tenuto spesso lontano dai campi. In ogni caso non deve essere stata una scelta semplice, come racconta lo stesso brasiliano nel suo messaggio d’addio:
Con le lacrime agli occhi oggi voglio ringraziare prima di tutto Dio e la mia famiglia per tutto il supporto e l’amore ricevuti durante questi 24 anni da calciatore. Oggi comunico a tutti i miei fan nel mondo che la mia storia da calciatore è giunta al termine. Devo essere riconoscente per la bella carriera che ho costruito negli anni. Ci sono stati molti ostacoli, sfide, sogni e delusioni, ma più grandi sono state le gioie, i successi, la crescita i cambiamenti. Non ho mai perso di vista l’obbiettivo, sempre con dedizione, determinazione e con la guida di Dio. In questo lungo viaggio nella mia vita sono passate tante persone, alcune per un periodo, altri amici che sono rimasti tali fino a oggi. Ho costruito la mia carriera come un miracolo, vivendo a San Paolo, senza risorse finanziarie, senza agenti o aiuti se non quello della mia famiglia, screditato dai medici e dagli allenatori, ho visto un sogno distante diventare realtà. Con la perseveranza, la dedizione e soprattutto con l’aiuto di Dio, sono arrivato ad essere considerato come uno dei migliori giocatori al mondo, ho vinto un mondiale e tanti altri importanti titolo. Tra trofei, medaglie premi e titoli, in una mondo dove tutto si consuma, qui lascio una storia, forse un esempio, ma sicuramente una testimonianza che vale la pena credere e combattere.
Nella sua lunga carriera Rivaldo è stato sicuramente un girovago, avendo indossato le maglie di molte squadre in giro per il mondo. Partito dal Brasile sbarca in Europa grazie al Deportivo La Coruña, per poi passare al Barcellona. In Catalogna resta 5 anni, dal 1997 al 2002, vince due campionati e una Supercoppa Europea ma soprattutto il Pallone d’Oro dopo aver vinto anche il mondiale in Corea del Sud con il Brasile. Lo prende il Milan dove però sembra aver smarrito la vena degli anni in blaugrana, con i rossoneri si toglie la soddisfazione di vincere la Champions League nella famosa finale di Manchester contro la Juventus. Dopo la parentesi italiana va in Grecia, destinazione Olympiacos, vuole chiudere la carriera lì ma poi dissapori con la società lo portano a cambiare nuovamente maglia, si trasferisce ai rivali dell’AEK.
Prima di tornare in Brasile gioca due anni in Uzbekistan, dove trova un ricco contratto con il Bunyodkor, riesce a vincere due campionati anche lì oltre al titolo di capocannoniere del campionato. Torna in Brasile al Mogi Mirim, va in prestito per un breve periodo al San Paolo, poi sperimenta il campionato angolano, prima di tornare nuovamente in patria con la maglia del Sao Caetano, rivale del Mogi Mirim di cui è presidente e per questo si dimette. Ma il primo amore non si scorda mai, finisce così la sua carriera da dove l’aveva cominciata, lasciando il testimone al figlio Rivaldinho. Il calcio saluta un grandissimo campione, ora restano in attività solo quattro vincitori del Pallone d’Oro: Ronaldinho, Kakà, Messi e Cristiano Ronaldo.
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